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Tristezza: perché provarla è importante?

Dopo aver parlato di altre 3 emozioni di base nei precedenti articoli (clicca qui per il blog) dovrebbe essere chiaro che le emozioni fondamentali sono utili alla sopravvivenza.

Non da meno la tristezza, forse quella che temiamo di più, perché a differenza di Rabbia, Paura e Disgusto, un po’ ci spegne.


Una delle funzioni più importanti della tristezza è quella di segnalare alle persone che ci stanno attorno di aver bisogno della loro vicinanza e del loro sostegno.

La tristezza attiva il sistema di attaccamento, un sistema antichissimo che inizia a strutturarsi sin dalla gestazione (leggi l’articolo su StateOfMind sull’Attaccamento Prenatale).

La tristezza inoltre ha il potere di deprivarci di quelle energie per attaccare o fuggire (tipico di altri meccanismi) ma ci permette di fermarci e promuove la riflessione e l’analisi di ciò che è accaduto.


I pensieri tipici che provocano tristezza riguardano la perdita; questa perdita può coinvolgere persone a noi care o cose materiali, come il lavoro o un obiettivo, nonché le proprie condizioni di salute. Quindi sono perdite o sconfitte per cui non ci sono alternative valide, sono irrimediabili e definitive.


Dal punto di vista comportamentale la tristezza provoca degli agiti quali il pianto, la mancanza di voglia di alzarsi dal letto o di mangiare, può “collaborare” con la rabbia o con la paura provocando recriminazioni o lamentele. Come abbiamo detto, la tristezza manda un segnale agli altri, ma la persona triste spesso desidera la solitudine.


Questa emozione può spaventarci e potremmo mettere in atto delle strategie per non entrarne in contatto. Si potrebbe essere portati ad anticipare tutte le situazioni in cui potremmo sentirci tristi, si potrebbe tentare di controllare tutte le variabili ambientali e relazionali che potrebbero provocare l'emozione non desiderata. Si Potrebbe invece sopprimere l'emozione attraverso l'impegno continuo in attività distraenti, immunizzarmi attraverso vari tipi di dipendenze patologiche (alcool, sostanze, gioco d'azzardo, ecc...). Molte di queste strategie sono disfunzionali e meritano un'attenzione in più, possibilmente con l'aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta.


A partire dalla conoscenza di questa emozione potremmo essere portate a collegarci alla depressione, ma le due condizioni non vanno confuse. La tristezza è un’emozione utile e coerente con il contesto in caso di una perdita (di qualunque tipo), la depressione è un’esagerazione dei correlati della tristezza portando la persona a giudicare negativamente e in modo rigido se stesso, gli altri e il futuro (Triade di Beck).

La depressione ha una durata molto più importante rispetto alla tristezza (che è transitoria) e il grado di isolamento è estremamente rigido e coinvolge tutte le aree della vita.

In Italia la depressione e la distimia colpiscono, nell’arco della vita, l’11,2% della popolazione (Fonte: Ministero della Salute)


Se ritieni di provare una sensazione di tristezza molto intensa, se provi un’imprevista fluttuazione dell’umore, se credi di non riuscire a gestire questa emozione, potrebbe essere fondamentale contattare uno psicologo di zona (oppure online via Skype) e iniziare un percorso di supporto o una psicoterapia (clicca qui per maggiori informazioni).


Se ne vuoi sapere di più sulla tristezza e sulla depressione puoi leggere i seguenti libri:

S. Serena Zoli; G. B. Cassano - E liberaci dal male oscuro - Edizioni Tea (2016)

D. Leveni, P. Michielin, D. Piacentini - Superare la Depressione - Edizioni Erickson (2018)



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