Da quando a fine dicembre 2019 è iniziata l’epidemia di Coronavirus nella città cinese di Wuhan, si è verificato un crescente interesse internazionale verso questa malattia, non solo da parte di esperti epidemiologi, scienziati e politici, ma da tutta la popolazione mondiale.
Il rischio che il virus possa propagarsi e diventare una pandemia è ancora basso, ma la crescente attenzione anche da parte dei politici potrebbe accentuare la percezione di pericolosità da parte dei cittadini.
Basti pensare che il termine “coronavirus italia” ha avuto un’impennata del 170% nelle ricerche Google in un solo giorno, quando è stata annunciata la presenza di due cittadini cinesi a Roma affetti dal virus.
Sui social iniziano a comparire testimonianze di cittadini italiani di origine cinese che vengono discriminati per paura di un contagio. Tutta la comunità cinese in giro per il mondo potrebbe, non solo essere colpita dal dolore per la morte di centinaia di compatrioti, ma anche dalla discriminazione globale.
Stiamo parlando di una psicosi collettiva? C’è il rischio reale di innescare la macchina del panico?
Il termine psicosi indica un tipo di disturbo psichiatrico, molto grave, che provoca una completa alterazione dell’equilibrio psicologico della persona. La persona che sperimenta un episodio psicotico perde la capacità di esaminare la realtà, di ragionare per insight, potrebbe soffrire di disturbi del pensiero quali deliri e allucinazioni.
Quando si parla di psicosi collettiva si fa riferimento o un episodio singolo di contaminazione del panico (ricordiamo la tragedia di Torino durante la partita di Champions League tra Juventus e Real Madrid) oppure di una serie di piccoli episodi a gravità crescente che innescano meccanismi emotivi basati sulla paura, l’ansia e il panico (leggi il mio articolo sulla natura protettiva della Paura) e meccanismi comportamentali di prevenzione eccessiva, di controllo estremo o di discriminazione verso una categoria di persone.
E’ importante distinguere le decisioni del Governo nell’interrompere temporaneamente i collegamenti aerei da e verso la Cina e i comportamenti di prevenzione attuati dalla popolazione: prendere d’assalto le farmacie per accaparrarsi il maggior numero di disinfettanti e mascherine, telefonare insistentemente ai pronto soccorso, allarmarsi per un’influenza semplice o per i sintomi da raffreddamento, potrebbero mandare in TILT l’intero Sistema Sanitario Nazionale.
Personalmente non parlerei di psicosi collettiva: come abbiamo visto la psicosi è un disturbo psichiatrico ben descritto dalla letteratura scientifica che poco ha a che vedere con i comportamenti di cautela e controllo anche estremi causati dal pericolo di una epidemia.
Inoltre riferendosi ad una collettività (un termine troppo generico) si rischia di de-responsabilizzare il singolo, ciò che pensa e come si sente.
Se vuoi evitare di vivere nelle prossime settimane e forse mesi in un costante stato di ansia per la malattia, segui questi 5 consigli:
Fermati e respira
Prova ad individuare i tuoi pensieri disfunzionali e capire quali emozioni ti provocano (se vuoi un aiuto leggi i miei articoli sulla Paura, sulla Rabbia e sul Disgusto).
Cerca di capire quanto intensa è l’emozione e quale comportamento vorresti mettere in pratica;
Analizza il comportamento istintuale per capire se potrebbe essere più nocivo che protettivo.
Prova a respirare lentamente e a tollerare la frustrazione e la paura.
Se invece ritieni di avere dei sintomi diversi da una semplice influenza, prima di correre al pronto soccorso, chiama il tuo medico di medicina generale e chiedi un consulto telefonico.
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