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Coronavirus - Un pensiero ai Professionisti della Salute

In questi giorni così difficili per tutti, in cui bisogna adattarsi ad una routine completamente stravolta a causa delle limitazioni per bloccare la diffusione del #coronavirus, ho letto molti messaggi di supporto per medici e infermieri impegnati nella lotta a questa malattia.


Ieri anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel suo messaggio in cui annunciava che il dpcm avrebbe coinvolto tutta la Nazione, ha dedicato qualche minuto a ringraziare tutto il personale sanitario, facendo riferimento a turni estremamente gravosi.


Sento che è il momento di soffermarsi un po’ di più e cercare di capire meglio cosa stanno vivendo in queste settimane tutti i medici, le infermiere e gli infermieri e gli operatori e le operatrici socio-sanitari che sono coinvolti in prima linea.


Spesso ci si dimentica che queste persone a loro volta hanno delle famiglie, hanno i figli a casa dalla scuole e genitori anziani preoccupati. In tutto questo devono gestire turni di lavoro massacranti.


Quanto può resistere una persona sotto questa mole di stress?


Lo stress lavorativo è uno degli ambiti psicosociali più studiati:

il lavoro […] rimanda necessariamente a cose che scottano come l’identità, la relazione, la produzione di un senso […] il lavoro assistenziale si presenta come un insieme di processi che s’intrecciano con le aree maggiormente problematiche della soggettività umana, con i vissuti dolorosi del limite e dell’incertezza, con il timore della malattia e della morte. (Questi) evocano nei curanti sentimenti di livello simmetricamente profondo: desideri di salvezza onnipotetne, ostilità, insofferenza, angoscia, aggressività. (Boccalon)

Lo stress è dunque un ingrediente imprescindibile per il lavoro del curante, questo però può diventare troppo intenso e incominciare ad intaccare la concentrazione, la regolazione emotiva e in generale tutta la prestazione.


Si parla quindi di Burn-out (bruciato, scoppiato). Interessante come la parola inglese si traduca come qualcosa di caldo ed esplosivo.

Questa sindrome produce sintomi fisici e psicologici, sintomi comportamentali legati al luogo del lavoro e un cambiamento di atteggiamento nei confronti dei pazienti.


Nella situazione attuale, per la lotta alla diffusione del #coronavirus la motivazione dei medici è talmente alta che potrebbe addirittura non far percepire la fatica, ma questo non significa che bisogna tirare la corda più del dovuto.


Quello che si può fare se conoscete qualcuno che è coinvolto in prima linea alla lotta a questa malattia è quello di alleggerire quanto più possibile il carico degli impegni extra-lavorativi, concedendogli il tempo di staccare per qualche ora e riposare per ricaricare le energie fisiche e psicologiche.


Se invece sei un professionista della salute, il mio consiglio è quello, per quanto difficile, di provare a mettere in atto degli esercizi di mindfulness durante i momenti di riposto per ristabilire l'equilibrio fisico, emotivo e cognitivo.


Se non conoscete nessun professionista della salute, la cosa migliore che potete fare e rispettare le direttive del governo e lottare indirettamente alla soppressione del contagio. Solo così potremmo salvare tante vite e non gravare sul Sistema Sanitario Nazionale e sulle migliaia di professionisti della salute che stanno dando il 100% di loro stessi per tutti noi.


GRAZIE

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